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29 Aprile 2024

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Nel 1987 varcai la soglia di Villa San Giuseppe, il primo e unico collegio misto d’Italia all’epoca. L’idea era di vivere la classica vita collegiale, fatta di studio, pasti in compagnia e momenti di svago. Ma la realtà si rivelò ben diversa e molto più ricca. Scoprii ben presto l’esistenza di un’organizzazione goliardica che aveva come obiettivo la creazione di legami profondi e duraturi tra i ragazzi. A capo di questa c’era il mio maestro Fratel Igino Trisoglio.

L’ingresso nel collegio avveniva con la classificazione di “matricola”, M.Q.M.che equivaleva a “Minus Quam Merdam”, era all’epoca la maccheronica sigla con cui vengono apostrofate le matricole nelle università più antiche.

L’organizzazione goliardica e la Settimana Rossa di Villa San Giuseppe

La prima settimana al collegio Villa San Giuseppe, veniva chiamata Settimana Rossa, ed era un vero e proprio battesimo del fuoco dove venivamo iniziati alla vita collegiale dai più anziani. Vestiti di un sacco di juta, subivamo scherzi e giochi di ogni tipo, un’esperienza dura ma utile per conoscerci e creare un senso di appartenenza. La settimana culminava con una festa in discoteca che segnava la fine del nostro status di matricole e l’inizio di un sodalizio unico.

In molti, all’epoca, criticarono questo approccio, definendolo simile al nonnismo militare, ne è la prova un articolo pubblicato all’epoca su “Specchio dei Tempi” de La Stampa in cui molti ragazzi lamentavano il fatto che queste procedure si avvicinassero molto al classico nonnismo della vita militare.  Eppure, Fratel Igino Trisoglio sapeva bene cosa faceva. Attraverso queste prove, capiva chi era in grado di vivere in comunità e chi invece aveva atteggiamenti egoistici e doveva essere allontanato immediatamente.

Con il senno di poi, posso dire che la Settimana Rossa, pur nella sua durezza, è stata fondamentale per creare un legame indissolubile con le 130 persone che condividevano con me quell’esperienza.

Il collegio Villa San Giuseppe tra gerarchia, cameratismo e volontariato

All’interno del collegio vigeva una vera e propria gerarchia, con il “Papa” (Guido Crosetto all’epoca) al vertice, seguito da Cardinali, Vescovi e Arcivescovi. Le ragazze avevano un loro ordine separato.

Villa San Giuseppe non era solo un luogo di studio e convivialità. I ragazzi più grandi tutti i sabati mattina organizzavano delle attività di azzeramento, ossia dei corsi di supporto per le matricole in materie come matematica, fisica e geometria, creando un forte senso di cameratismo. Il direttore del collegio, inoltre, ci spingeva a partecipare ad attività sociali, come il volontariato al Cottolengo o nelle scuole di Bibbia. Le nostre iniziative però non si limitavano al collegio, ma si estendevano a tutta la città di Torino.

Tra i ricordi più vividi, la “scalata al cavallo” durante la Settimana Rossa, quando vestiti di mantelli e feluche ci riversavamo per le vie di Torino fino a Piazza Castello, evento che spesso finiva con l’intervento delle forze dell’ordine.

Villa San Giuseppe è stata più di un semplice collegio. È stata un’esperienza formativa unica che mi ha permesso di creare un gruppo di amici che ancora oggi posso definire tali, di affrontare con serenità i duri anni del Politecnico e di crescere come persona.

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Carlo Farotto, email: carlo@farotto.it