ANCORA A TORINO: TROFARELLO

16 Maggio 2024

ANCORA A TORINO: TROFARELLO

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Dall’azienda di famiglia alla Prototipo Spa: la mia esperienza da imprenditore a dipendente

Durante i due anni e mezzo trascorsi nel salumificio di mio padre, avevo già percepito che le cose non stavano andando come dovevano. Era il 1998 quando, da ingegnere qual ero, decisi di candidarmi per un colloquio presso la Prototipo Spa a Trofarello, un’azienda del settore automotive che si occupava di prove su banco e su strada con autoveicoli.

Patente D e lavoro in team

L’assunzione comportò la necessità di ottenere la patente D, indispensabile per guidare i camion Iveco con cui lavoravamo. Ricordo ancora le guide a Torino con un pullman da 52 posti: tra i 10 ingegneri a cui l’azienda aveva pagato il corso e la patente, io fui l’unico a superarlo al primo colpo!

Per la prima volta nella mia vita, a Trofarello ho ricoperto il ruolo di dipendente, un’esperienza che si è rivelata molto positiva. Grazie al mio modo di fare, ispirato agli insegnamenti del maestro Broda alle elementari e di Fratel Igino durante l’università, ho saputo creare un forte spirito di squadra all’interno dell’azienda. Con i colleghi, spesso ci ritrovavamo in discoteca una volta a settimana, consolidando l’amicizia anche al di fuori dell’ambiente lavorativo.

Riconoscimento e nuove sfide

Le mie capacità non sono passate inosservate ai dirigenti della Prototipo Spa. Avevano intuito la mia predisposizione per la creazione di gruppi coesi, non solo lavorativamente ma anche a livello personale, un fattore che ritenevano fondamentale per il successo dell’azienda.

Decisero quindi di spostarmi dall’attività di sperimentazione all’area commerciale, affidandomi i clienti più importanti, quelli gestiti dai dipendenti più intraprendenti. Ho avuto la possibilità di collaborare con marchi prestigiosi come Ducati a Bologna e Ferrari, un grande riconoscimento per il mio lavoro e per le mie capacità.

Tra false promesse e la scelta definitiva

Tuttavia, nonostante le nuove sfide e i successi professionali, non potevo ignorare la situazione nell’azienda di famiglia. Mio padre mi propose di diventare socio, promettendomi che le cose sarebbero cambiate. Purtroppo, le sue promesse si rivelarono presto illusorie e i problemi che avevo già vissuto in passato si ripresentarono. A fine del 2000, presi la difficile decisione di abbandonare definitivamente il salumificio. Era giunto il momento di voltare pagina e di intraprendere un nuovo percorso professionale.

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Carlo Farotto, email: carlo@farotto.it